Per alcune persone decidere non è un semplice atto pratico, ma un’esperienza emotivamente complessa. Ogni scelta diventa un terreno minato, carico di dubbi, timori e scenari negativi immaginati. Anche decisioni quotidiane – cambiare lavoro, iniziare una relazione, dire sì o no a una proposta – possono essere rimandate per settimane o mesi.
Alla base di questo comportamento c’è spesso la paura di sbagliare, un timore che va oltre l’errore in sé e tocca aspetti profondi dell’identità, dell’autostima e del rapporto con gli altri. Quando evitare le decisioni diventa abituale, si parla di indecisione cronica, una condizione che può incidere significativamente sul benessere psicologico.
Paura di sbagliare e ansia decisionale: un circolo vizioso
L’ansia decisionale nasce dal tentativo di evitare le conseguenze percepite come negative dell’errore. La mente anticipa scenari catastrofici: fallimento, giudizio, perdita di stima, rimorso.
Per ridurre la paura di sbagliare, la persona rimanda la decisione. Nel breve termine il sollievo è reale, ma temporaneo.
Nel lungo periodo, l’evitamento:
- rafforza la convinzione di non essere capaci di scegliere
- aumenta la dipendenza dal parere degli altri
- riduce la fiducia nelle proprie risorse
- mantiene elevato il livello di ansia
Si crea così un circolo vizioso in cui più si evita di decidere, più la decisione futura appare minacciosa.
Il perfezionismo disfunzionale come fattore centrale
Uno dei principali meccanismi psicologici coinvolti è il perfezionismo disfunzionale.
Dal punto di vista clinico, il perfezionismo non è solo “voler fare bene”, ma il bisogno rigido di fare la scelta perfetta, senza margine di errore.
Nei modelli cognitivo-comportamentali, il perfezionismo è sostenuto da credenze di base come:
- “Sbagliare è inaccettabile”
- “Una scelta sbagliata può compromettere tutto”
- “Il mio valore dipende dai risultati”
Queste credenze trasformano ogni decisione in una prova di valore personale, aumentando enormemente la pressione emotiva.
La prospettiva cognitiva: distorsioni e iper-responsabilità
Secondo la psicologia cognitiva, l’ansia decisionale è mantenuta da specifiche distorsioni cognitive, tra cui:
- Catastrofizzazione: si immaginano solo gli esiti peggiori
- Pensiero dicotomico: la scelta è vista come giusta o sbagliata, senza sfumature
- Sovrastima delle conseguenze: si attribuisce all’errore un impatto irreversibile
- Iper-responsabilità: sentirsi eccessivamente responsabili degli esiti
Questi processi mentali rendono la scelta sproporzionatamente carica di significato e paura.
L’approccio metacognitivo: il ruolo del rimuginio
Dal punto di vista metacognitivo, il problema principale non è tanto cosa si pensa, ma come si pensa.
Chi soffre di indecisione cronica tende a rimuginare a lungo sulle opzioni, convinto che “pensarci ancora un po’” porterà chiarezza.
In realtà, il rimuginio decisionale:
- aumenta la confusione
- riduce la fiducia intuitiva
- intensifica l’ansia
- blocca l’azione
La mente rimane intrappolata in un loop che non porta a una soluzione, ma a maggiore incertezza.
Una lettura psicodinamica: l’errore come minaccia relazionale
In una prospettiva psicodinamica, la paura di sbagliare può essere collegata a esperienze precoci in cui l’errore era associato a critica, rifiuto o perdita di amore.
In questi casi, sbagliare non è solo un evento, ma un’esperienza emotiva carica di vergogna e paura.
La decisione diventa così una forma di esposizione: scegliere significa mostrarsi, prendere posizione, rischiare di non essere accettati. L’indecisione, pur limitante, funziona come una difesa dall’angoscia.
ACT e approccio esistenziale: scegliere nonostante l’incertezza
Secondo l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) e gli approcci esistenziali, il tentativo di eliminare del tutto il rischio e l’incertezza è destinato a fallire.
Ogni scelta comporta una quota di incertezza e possibilità di errore.
Il lavoro terapeutico, in questa prospettiva, aiuta a:
- riconoscere la paura senza farsi dominare
- accettare il dubbio come parte della vita
- orientare le scelte verso i propri valori
- agire anche in presenza di ansia
L’obiettivo non è scegliere senza paura, ma smettere di rimandare la propria vita per paura di sbagliare.
Le conseguenze psicologiche del blocco decisionale
Quando l’indecisione persiste nel tempo, può avere effetti profondi sul benessere emotivo:
- riduzione dell’autostima
- senso di immobilità e frustrazione
- percezione di fallimento personale
- aumento dell’ansia generalizzata
- difficoltà nelle relazioni e nel lavoro
Molte persone arrivano a chiedere aiuto non perché non sappiano cosa fare, ma perché si sentono incapaci di fidarsi delle proprie scelte.
Come può aiutare un colloquio psicologico online
Un colloquio psicologico online rappresenta uno spazio sicuro in cui esplorare:
- le origini della paura di sbagliare
- il ruolo del perfezionismo
- i meccanismi di evitamento
- il rapporto con l’errore e il giudizio
- le emozioni legate alla scelta
Attraverso un percorso personalizzato, è possibile sviluppare maggiore flessibilità, rafforzare l’autoefficacia, superare la paura di sbagliare e sbloccare le scelte che oggi sembrano impossibili.
Nota finale
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