Burnout: cos’è, sintomi e come intervenire

Negli ultimi anni il termine burnout è entrato sempre più spesso nel linguaggio comune, ma non sempre viene utilizzato in modo corretto. In ambito psicologico, il burnout non è una semplice stanchezza né una momentanea demotivazione, ma una condizione di esaurimento psicofisico profondo, legata in modo specifico al contesto lavorativo e relazionale.

Comprendere cos’è il burnout, quali sono i suoi segnali e come affrontarlo in modo clinicamente fondato è fondamentale, soprattutto in una società caratterizzata da alti livelli di pressione, precarietà e iper-performatività.

Cos’è il burnout: definizione clinica

Il termine burnout viene introdotto negli anni ’70 dallo psichiatra Herbert Freudenberger e successivamente approfondito da Christina Maslach. Secondo la definizione più accreditata, il burnout è una sindrome psicologica da stress lavorativo cronico, caratterizzata da tre dimensioni principali:

  1. Esaurimento emotivo
  2. Depersonalizzazione o cinismo
  3. Ridotta realizzazione personale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo riconosce come fenomeno occupazionale, sottolineando che non riguarda la vita privata in senso stretto, ma nasce dall’interazione prolungata con richieste lavorative percepite come eccessive o incontrollabili.

Segnali psicologici, emotivi e somatici

Il burnout si sviluppa in modo graduale e spesso silenzioso. Tra i principali sintomi troviamo:

Sintomi psicologici

  • Sensazione costante di inefficacia
  • Difficoltà di concentrazione e calo delle prestazioni cognitive
  • Perdita di motivazione e senso di vuoto
  • Pensieri negativi ricorrenti sul lavoro e su di sé

Sintomi emotivi

  • Irritabilità e cinismo
  • Distacco emotivo da colleghi o utenti
  • Anedonia (incapacità di provare piacere)
  • Senso di colpa per “non fare abbastanza”

Sintomi fisici

  • Stanchezza cronica non alleviata dal riposo
  • Disturbi del sonno
  • Cefalee, tensioni muscolari, disturbi gastrointestinali
  • Riduzione delle difese immunitarie

Spesso questi segnali vengono normalizzati o attribuiti allo stress quotidiano, ritardando la richiesta di aiuto.

I principali fattori di rischio

Il burnout non dipende esclusivamente dalla persona, ma emerge dall’interazione tra individuo e contesto. Tra i principali fattori di rischio troviamo:

  • Carichi di lavoro eccessivi
  • Scarsa autonomia decisionale
  • Ambiguità o conflitto di ruolo
  • Mancanza di riconoscimento
  • Clima organizzativo disfunzionale
  • Elevata responsabilità emotiva (tipica delle professioni di aiuto)

Professioni come quelle sanitarie, educative, assistenziali e relazionali risultano particolarmente esposte.

Il burnout nei diversi modelli teorici

Modello cognitivo-comportamentale

Secondo questo approccio, il burnout è sostenuto da schemi cognitivi disfunzionali, come il perfezionismo, l’iper-responsabilità e il bisogno di approvazione. Pensieri rigidi del tipo “devo farcela sempre” o “se mi fermo fallisco” mantengono il ciclo di esaurimento.

Modello psicodinamico

Dal punto di vista psicodinamico, il burnout può rappresentare un conflitto inconscio tra ideali dell’Io molto elevati e limiti reali. In alcune situazioni, il lavoro diventa il principale spazio di riconoscimento narcisistico, rendendo il soggetto vulnerabile al crollo quando le aspettative non vengono soddisfatte.

Modello sistemico-relazionale

In ottica sistemica, il burnout è letto come un segnale di squilibrio tra sistemi (lavoro, famiglia, identità personale). Il sintomo non appartiene solo all’individuo, ma riflette dinamiche organizzative e relazionali disfunzionali.

Approccio della psicologia del lavoro

Questo modello sottolinea l’importanza delle risorse lavorative (supporto, autonomia, feedback) e del rapporto tra richieste e possibilità di coping. Il burnout emerge quando le richieste superano stabilmente le risorse disponibili.

Burnout e depressione: una distinzione necessaria

Sebbene burnout e depressione possano condividere alcuni sintomi, non sono la stessa cosa. Il burnout è contesto-specifico, mentre la depressione pervade tutte le aree di vita. Tuttavia, se non trattato, il burnout può evolvere in un disturbo depressivo vero e proprio.

Una valutazione psicologica accurata è quindi fondamentale per impostare un intervento adeguato.

Come intervenire: il ruolo del supporto psicologico

Affrontare il burnout richiede un intervento strutturato, che può includere:

  • Valutazione clinica e psicoeducazione
  • Riconoscimento dei segnali precoci
  • Lavoro sui confini e sull’equilibrio vita-lavoro
  • Ristrutturazione cognitiva delle credenze disfunzionali
  • Recupero delle risorse emotive e motivazionali
  • Ridefinizione del significato del lavoro

La consulenza psicologica online rappresenta oggi una risorsa efficace, flessibile e accessibile, soprattutto per chi fatica a ritagliarsi spazi di cura nella quotidianità.

È importante rivolgersi a un professionista quando:

  • La stanchezza persiste da mesi
  • Il lavoro genera ansia o apatia costanti
  • Si avverte un distacco emotivo crescente
  • Il rendimento e il benessere personale sono compromessi

Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di responsabilità verso sé stessi.

Nota finale

Se ti riconosci in alcuni dei segnali descritti, Bug Psicologia Online offre la possibilità di prenotare un primo colloquio gratuito con professionisti qualificati e regolarmente iscritti all’Albo.

Un primo incontro può aiutarti a comprendere meglio la tua situazione, orientarti e valutare il percorso più adatto alle tue esigenze, in uno spazio sicuro, riservato e professionale.

Autore

Psicologo e Dottore in Psicologia Cognitiva Applicata: Mi occupo di promozione del benessere psicologico e divulgazione psicoeducativa, attraverso contenuti informativi.